Pianta di tipo annuale o perenne della famiglia delle Labiatae, originaria delle regioni orientali degli Stati Uniti e del Canada. I fusti sottili, spesso striati da venature rossastre, raggiungono un'altezza massima di 150 cm; portano grandi foglie di colore verde scuro, ovato-lanceolate, tomentose (coperte da una peluria) e dentellate. I fiori piccoli e di colore rosso scarlatto sono riuniti in infiorescenze molto brevi. Sono le brattee sotto a questi fiori che conferiscono loro una peculiare bellezza. Fiorisce da metà giugno a fine agosto. Si trova nel sottobosco ed in prossimità dei corsi d'acqua.
La monarda (o pianta del bergamotto) è una pianta molto nota come ornamentale. Si presta molto bene per le bordure. Grazie ai suoi robusti gambi si impone all'attenzione anche in inverno.
Spessissimo la monarda viene associata in miscuglio, con altre specie come achillea, agastache, lavatera, lobelia, nepeta, maggiorana, salvia e veronica, a formare allegre bordure di variegato colore.
Dai fiori della monarda si ricava un'essenza odorosa denominata monardina, largamente impiegata nei settori della medicina e della profumeria. Dalle foglie essiccate, raccolte al tempo della fioritura, si confeziona anche una tisana nota come tè Oswego, il cui nome deriva dalla tribù degli Oswego, nativi dell´America del nord, che fece uso delle foglie di tale pianta. La pianta fu poi introdotta in Europa nel XVIII°secolo.
Esposizione: cresce sia in pieno sole sia in mezz'ombra
Coltivazione: molto rustica sopporta senza problemi il clima invernale. Può essere coltivata anche su balconi e terrazzi dove i toni vivaci dei suoi fiori creeranno splendide coreografie. Preferisce terreni ricchi di humus e particolarmente profondi e può essere piantata in qualsiasi momento prima di settembre
Messa a dimora: la propagazione avviene per divisione delle radici, in autunno o in primavera; in aprile è possibile seminare la monarda direttamente a dimora
Irrigazione: annaffiare regolarmente da marzo ad ottobre, evitando gli eccessi idrici.
L'oidio è una malattia provocata dal fungo Uncinula spp. della famiglia delle Erisifaceae.
Chiamato anche "mal bianco", l'oidio si manifesta con macchie pulverulente grigio-biancastre che ricoprono gli organi verdi della pianta, con una graduale decolorazione della foglia, che prima ingiallisce e successivamente si secca.
Il micelio fungino, provvisto di speciali organi chiamati austori che penetrano nelle cellule, si sviluppa esternamente sulle pareti aeree dell’ospite, sulle quali forma la muffa, costituita da conidi, organi di riproduzione durante la stagione favorevole. La conservazione del fungo da un anno all’altro avviene per mezzo di spore ibernanti o come micelio negli organi colpiti.
L’oidio, pur essendo favorito dall’umidità si può sviluppare anche in assenza di particolari condizioni di umidità o, addirittura, di asciutto. Anche la temperatura non ha una grande influenza, le Erisifacee infatti cominciano la loro attività già con temperature relativamente basse, inoltre non sono disturbate da quelle elevate.
Le parti più colpite sono le foglie, ma anche gli altri organi vegetali, come fusti e fiori, sono spesso sede del parassita. Le foglie si accartocciano e si seccano, i rami si deformano. Gli oidi hanno una vasta "scelta" di piante ospiti, che vanno dalle specie erbacee a quelle arboree.